mein-kampf-la-mia-battaglia.pdf

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Hitler, condannato alla reclusione il 1° Aprile 1924 per reato di insurrezione, impiegò gli
anni di prigionia nel comporre la presente opera, proponendosi tre scopi: mettere in chiaro i
fini del movimento da lui diretto, raccontare lo sviluppo di questo movimento, ed «esporre il
suo proprio avvenire, nella misura in cui ciò è utile alla comprensione dell'origine e della
evoluzione del nazional-socialismo e alla confutazione delle leggende create dalla stampa
avversaria circa la sua persona».
Qual'è il programma del movimento? Quali le basi etiche, gli scopi politici, le ragioni
profonde? La loro indagine, la loro giustificazione formano il contenuto principale del
volume. Hitler, dopo aver analizzato le cause del «gran crollo» del 1915, indica le vie da
seguire per dar vita al nuovo Stato, al «terzo Reich». Dalla sua teoria della razza e del popolo
ricava le leggi, le direttive del futuro stato nazionale tedesco. Enuncia le sue idee in fatto di
religione, di capitalismo, di democrazia, di stato, di maggioranze, di sindacati, di minoranze
etniche. E su tutti i punti della politica interna ed estera, compresa la lotta contro il
federalismo antiprussiano, contro l'antonomia dei «Laender», esprime quei pensieri che ora,
dopo la vittoria, il social nazionalismo va traducendo in atti.
Il
Times
chiamò «Bibbia laica» il presente volume, che pubblicò a puntate, perché ad ogni
nazional-socialista fornisce la giustificazione del suo credo politico, e insegna le vie della
ulvezza nazionale.
Volume di 416 pagine L. 16.— prezzo netto
BOMPIANI
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I. EDIZIONE - 15 Marzo 1934
II. EDIZIONE - 25 Aprile 1934
III. EDIZIONE - 15 Marzo 1937
IV. EDIZIONE - 31 Luglio 1937
V. EDIZIONE - 25 Giugno 1938
VI. EDIZIONE 30 Settembre 1938
VII. EDIZIONE - 25 Giugno 1939
VIII. EDIZIONE - 15 Settembre 1939
IX. EDIZIONE - 15 Ottobre 1939
X. EDIZIONE - 28 Dicembre 1939
XI. EDIZIONE - 23 Luglio 1940
XII. EDIZIONE - 12 Settembre 1940
Stampato in Italia - Printed in Italy
Copyright 1940 by S. A. Ed. V. Bompiani & C.
Pubblicazione autorizzata dall' Editore originario Frz. Eher Successori, Società a responsabilità
limitata, Monaco - Germania.
PREFAZIONE ALL' EDIZIONE ITALIANA
I popoli che combattono per sublimi idee nazionali hanno forza di vita e ricchezza d'avvenire.
Tengono nelle proprie mani i loro destini. Non di rado le loro forze, creatrici di comunità, sono
valori di portata internazionale, aventi per la convivenza dei popoli effetti più benefici che gli
«immortali
principii» del liberalismo, i quali intorbidano e avvelenano i rapporti fra le Nazioni.
Il Fascismo e il Nazional-socialismo, intimamente connessi nel loro fondamentale atteggiamento
verso la concezione del mondo, hanno la missione di segnare nuove vie ad una feconda
collaborazione internazionale. Comprenderli nel loro senso più profondo, nella loro essenza,
significa rendere servigio alla pace del mondo
e
quindi al benessere dei popoli.
ADOLF HITLER
Berlino, 2 Marzo 1934
AVVERTENZA DELL'EDITORE ITALIANO
Il
«Mein
Kampf» (La mia lotta) di Adolfo Hitler è un'opera che nel testo tedesco conta circa
ottocento pagine molto fitte. Da questo fatto, e dall'altro che la lingua tedesca è assai più sintetica
dell'italiana, risulta che la traduzione integrale avrebbe formato un volume d'un migliaio di pagine.
Un volume di tanta mole non è idoneo a quella vasta diffusione che merita un'opera esponente il
pensiero e lo spirito che informano la Germania moderna. Senonchè, Hitler stesso divise il suo
libro in due parti nettamente distinte, che chiamò volume primo e volume secondo, sebbene la
numerazione delle pagine sia continua, dalla prima del primo volume all'ultima del secondo.
Intitolò il primo: «Resoconto», perché in esso narra la propria vita ed espone la sua attività iniziale
di uomo politico; intitolò l'altro
«Il
movimento nazional-socialista», e in questo trattò (sono sue
parole)
«gli
scopi e i compiti del movimento, le sue basi programmatiche, l'idea e il fondamento
dello Stato nazionale».
Questa chiara distinzione ci permise di risolvere la difficoltà derivante dalla mole del volume. La
prima parte, d'interesse prevalentemente tedesco, fu da noi compendiata; la seconda, d'interesse
universale perché
è
universale la portata del fenomeno e della mentalità nazional-socialista, la
presentiamo nella sua integrità.
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CAPITOLO
I
CONCEZIONE DEL MONDO E PARTITO
Il 24 febbraio 1920 ebbe luogo la prima grande manifestazione pubblica del nostro giovane
movimento. Nel salone della Birreria reale, a Monaco, le venticinque tesi del programma del nuovo
partito furono esposte ad una moltitudine di quasi duemila persone, e ciascun punto fu approvato fra
grida di consenso e di giubilo.
Con ciò furono poste le direttive e i principii fondamentali di una lotta mirante a farla finita con
la sozzura vera e propria di concezioni e opinioni decrepite e con tutti gli scopi poco chiari, anzi
dannosi. Una nuova forza doveva scagliarsi contro il pigro e codardo mondo borghese, contro la
marcia trionfale della ondata marxista, per rimettere in equilibrio, all'ultima ora, il carro del Destino.
Com'era naturale, il nuovo movimento poteva solo sperare di acquistare l'importanza e la forza
necessaria a questa gigantesca lotta, se fin dal primo giorno fosse riuscito a destare nel cuore dei
suoi partigiani la sacra certezza che esso non dava alla vita
politica una nuova parola d'ordine elettorale ma le presentava una nuova concezione del
mondo, fondata su principii eterni, e di suprema importanza.
Si pensi, di quali pietosi elementi siano composti, in generale, i cosiddetti «programmi di
partito», e come di tempo in tempo vengano spolverati e rimessi alla moda! E' necessario porre
sotto la lente d'ingrandimento i motivi essenziali delle «commissioni per il programma» dei partiti,
soprattutto borghesi, per bene intendere il valore di questi aborti programmatici.
Una sola preoccupazione spinge a costruire programmi nuovi o a modificare quelli che già
esistono: la preoccupazione dell'esito delle prossime elezioni. Non appena nella testa di questi
giullari del parlamentarismo balena il sospetto che l'amato popolo voglia ribellarsi e sgusciare dalle
stanghe del vecchio carro del partito, essi danno una mano di vernice al timone. Allora vengono gli
astronomi e gli astrologi del partito, i cosidetti «esperti» e «competenti», per lo più vecchi
parlamentari che, ricchi di esperienze politiche, rammentano casi analoghi in cui la massa finì col
perdere la pazienza, e che sentono avvicinarsi di nuovo una minaccia dello stesso genere. E costoro
ricorrono alle vecchie ricette, formano una «commissione», spiano gli umori del buon popolo,
scrutano gli articoli dei giornali e fiutano gli umori delle masse per conoscere che cosa queste
vogliano e sperino, e di che cosa abbiano orrore. Ogni gruppo professionale, e perfino ogni ceto
d'impiegati viene esattamente studiato, e ne sono indagati i più segreti desiderii. Di regola, in quei
casi diventano maturi per l'indagine anche «i soliti paroloni» della pericolosa opposizione e non di
rado, con grande meraviglia di coloro che per primi li inventarono e li diffusero, quei paroloni
entrano a far parte del tesoro scientifico dei vecchi partiti, come se ciò fosse la cosa più naturale del
mondo.
Le commissioni si adunano e «rivedono» il vecchio programma e ne foggiano uno nuovo. E nel
far ciò, quei signori cambiano le loro convinzioni come il soldato al campo cambia la camicia, cioè
quando quella vecchia è piena di pidocchi. Nel nuovo programma, è dato a ciascuno il suo. Al
contadino è data la protezione dell'agricoltura, all'industriale quella dei suoi prodotti; il consumatore
ottiene la difesa dei suoi acquisti, agli insegnanti vengono aumentati gli stipendi, ai funzionari le
pensioni. Lo Stato provvedere generosamente alle vedove e agli orfani, il commercio sarà favorito,
le tariffe dei trasporti saranno ribassate, e le imposte, se non verranno abolite, saranno però ridotte.
Talvolta avviene che un ceto di cittadini sia dimenticato o che non si faccia luogo ad una diffusa
esigenza popolare. Allora si inserisce in gran fretta nel programma ciò che ancora vi trova posto, fin
quando si possa con buona coscienza sperare di avere calmato l'esercito dei piccoli borghesi e delle
rispettive mogli, e di vederlo soddisfatto. Così, bene armati e confidando nel buon Dio e nella
incrollabile stupidità degli elettori, si può iniziare la lotta per la «riforma» (come si suol dire) dello
Stato.
Quando poi il giorno delle elezioni è passato e i parlamentari del quinquennio hanno tenuto il
loro ultimo comizio, per passare dall'addomesticamento della plebe all'adempimento dei loro più
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