2010 GIACOMO LEOPARDI.doc

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GIACOMO LEOPARDI

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GIACOMO LEOPARDI -  a. scol. 2010

 

1) La famiglia e la formazione :  nobile e reazionaria, legata ai privilegi ecclesiastici dello Stato pontificio –censura. L’ambiente recanatese  chiuso al dialogo culturale ed è di  ambiente agricolo- Studia appartato nella ricca biblioteca paterna , guidato dal padre e da precettori  privati.

L’amicizia  epistolare con PIETRO GIORDANI lo porta al confronto ideologico ed alla “ ribellione”- al desiderio di “ fuga” da Recanati – all’adesione alle istanze ROMANTICO- RISORGIMENTALI ( scrive le ODI CIVILI   All’Italia – Sopra il monumento di Dante)-

Tramite Giordani entra a far parte del GABINETTO VIESSAUX di Firenze, ma poi si isola non condividendo né le idee “ religiose    del Cristianesimo” da cui si è distaccato, né i progetti politici ( allontanamento dai progetti politici => Leopardi quindi si esclude dagli uomini del Risorgimento Italiano). Finisce per “ isolarsi”  dal gruppo  perchè nella nuova concezione pessimistica radicale, non vede una “ prospettiva politica di soluzione del problema della “ infelicità dell’uomo”.

 

2) Come si inserisce Leopardi nel contesto  storico  del suo tempo ( nell’Italia Risorgimentale?)

 

Leopardi, giovane, abbandona le idee reazionarie  del padre Monaldo  e si converte al patriottismo democratico e repubblicano, grazie all’amicizia con Pietro Giordani, intellettuale illuminista  e liberale.  Scrive perciò CANZONI PATRIOTTICHE – 1818-1823: All’Italia”- “ sopra il monumento di Dante- Ad Angelo Mai (in occasione del ritrovamento del palinsesto  del De Repubblica- Somnium Scipionis” di Cicerone). In esse invita alla riscoperta della cultura nazionale, all’unità ed indipendenza politica.  Poi però   in seguito ai viaggi a Firenze, Milano, Bologna,  non riesce ad integrarsi nel dialogo politico culturale del tempo e con il passaggio dal PESSIMISMO STORICO ( delusione storica  la Restaurazione) al PESSIMISMO COSMICO,  ritiene  che nessuna struttura politica possa garantire la “ felicità umana”.

L’indagine “ esistenziale” lo allontana perciò  dalla  partecipazione al dialogo storico- politico del tempo. 

La sua riflessione   diviene RIPIEGAMENTO SU SE STESSO  E STUDIO DEI RAPPORTI UOMO- NATURA.

 

3)     Quali i rapporti con i movimenti culturali del tempo?

( Illuminismo e Romanticismo// Classicismo e Romanticismo)

 

Dell’Illuminismo : a) non  ne condivide l’ottimismo per il razionalismo ed il progresso della società; anzi il RAZIONALISMO  illuminista ha DISTRUTTO LE ILLUSIONI, svelando l’ARIDO VERO della condizione esistenziale di infelicità; il razionalismo ha distrutto le “ fiabe e la mitologia degli antichi” che erano capaci di abbellire il mondo naturale; il razionalismo e la visione utilitaristica della natura  ( I° rivoluzione industriale) dei moderni hanno reso più “arido “ il cuore umano, alimentando la conflittualità tra gli individui e portando ( con la nascita dell’industria) a riguardare la natura in senso utilitaristico.

 

b) Se l’Illuminismo aveva affermato attraverso “il mito della ragione” l’uguaglianza  tra gli individui, il cosmopolitismo, la solidarietà, Leopardi non crede, alla luce del suo “ pessimismo storico” che tali valori siano realizzabili. Recupera il concetto di SOLIDARIETA’ solo nella produzione finale ( “La ginestra”, in quanto sperimenta l’amicizia con Antonio Ranierie l’amicizia diventa appunto   antidoto al “ male del vivere”) 

 

c) Fu SENSISTA ( ed in ciò riprende l’Illuminismo), in quanto la sua contemplazione parte dalla natura ( il poeta è imitatore della natura) e la coglie attraverso VISTA - UDITO  ( vedi la teoria dell’indefinito – piacere della vista e dell’udito- Zibaldone di pensieri), per poi “ interiorizzarli  ed interpretarli in chiave “soggettiva “(il poeta è imitatore di se stesso ) .

 

 

Del  Romanticismo : a) “ come genio” vive la sua arte con atteggiamento “ elitario” ( artista genio = colto, sensibile, interprete dei sentimenti e delle esigenze dell’animo umano) tanto che  nella realtà recanatese ( contadina od ottusa e  culturalmente stagnante) non si sente “ compreso”: da qui l’atteggiamento di ESILIATO DAL MONDO, l’idea che la sua poesia possa trovare  consensi solo in “ generazioni future” e non nel suo presente. Parla perciò  ( in contrasto con gli altri romantici)  di DUE LETTERATURE, una per “ gli intenditori” ( poesia lirica) e l’altra più popolare ( romanzo o novella).

 

b) E’ romantico anche per “ la libertà creatrice” del poeta- genio che supera gli schemi tradizionali giungendo allo SCHEMA LIBERO   sia nella  CANZONE LIBERA (che supera il modello petrarchesco) che nella struttura dell’IDILLIO ( che supera il modello virgiliano e teocriteo) per:

a)      la varietà di lunghezza delle strofe

b)     varietà di lunghezza dei versi  alternanza libera di  settenari e di endecasillabi - eliminazione della rima;

a)      Al  posto della rima uso delle figure retoriche del” suono”: assonanze/ consonanze/ allitterazioni

b)     rima interna

c)      musicalità del linguaggio in genere ( fonosimbolismi)

 

E’ Romantico e classico insieme nel LESSICO ( alternanza di vocaboli dotti- arcaismi e quelli di uso quotidiano); uso classico del costrutto sintattico  alla latina  ( es. verbo alla fine del periodo), ma è romantico nell’uso dei VOCABOLI DELL’INFINITO e DELL’INDETERMINATO…

Inoltre  non segue scuole accademiche ed è libero nella scelta dei contenuti.

 

c) Fu romantico quindi per “ il soggettivismo” della sua poesia ( il poeta non “imita” la natura, ma è imitatore di se stesso scrive nello “Zibaldone di Pensieri”, vale a dire che non vi è descrizione oggettiva della realtà, ma tutto viene filtrato attraverso l’animo del poeta; anzi la realtà recanatese  è addirittura filtrata dal “ ricordo”); lo fu anche  per il rapporto vittimistico - titanico con la natura e  per l’ansia di infinito.

 

d) Nel “ DISCORSO DI UN ITALIANO SOPRA LA POESIA ROMANTICA”  polemizza però sul fatto che   i Romantici  rifiutino in modo totale il classicismo, ( “ non si può più essere come gli antichi”)   mentre per Leopardi “ i fanciulli” ed “ i poeti”  hanno la stessa  “ spontaneità di sentimento e viva immaginazione” come gli antichi.
 
 

 

 

Dal Classicismo: fu classicista per formazione culturale : vastissima sulla base  dei classici greci e latini; fu autodidatta  in queste lingue ed anche nella lingua ebraica antica.  Il suo CLASSICISMO  si nota perciò:

a) nella formazione culturale

b) nel linguaggio aulico, ricercato;

c) nella sintassi elaborata  con l’uso di latinismi ed arcaismi, per la prosa e con l’uso della costruzione del periodo “ alla latina” anche negli Idilli ( verbo in fondo- posizione di rilievo  degli aggettivi che vengono anticipati rispetto al sostantivo);

d) per la nostalgia per un mondo “ classico” armonioso nel suo rapporto uomo- natura , in cui vivevano  d’IMMAGINAZIONE ( mitologia) e di ILLUSIONI .

e) Si inserisce nella polemica  classico romantica  del 1816, sposando le idee dei classicisti e dei puristi, conciliandosi solo più tardi e  con i romantici,  attraverso la soluzione  “ delle due letterature”.

 

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q       LEOPARDI ed  IL PESSIMISMO :  a) pessimismo storico
                                             b)           “       cosmico
                                                                                   c)            “       eroico              

GIACOMO LEOPARDl (1798 – l837)

I Canti (1818 – 1836), le Operette Morali (1824 – 1832), lo Zibaldone (1817 – 1832) pubblicato postumo, i Pensieri (1833 – 1837)

 

IL PESSIMISMO DI LEOPARDI: ORIGINE  e NATURA

Gli elementi che spiegano il sorgere del pessimismo in Leopardi sono:

 

l. 1’esperienza dolorosa della vita

2. le dottrine illuministiche

3. la lettura di opere preromantiche

 

L’esperienza dolorosa della vita .Per quanto concerne il primo punto, essa giunge al suo apice nel 1819 in una lettera al Giordani parla di un crescente travaglio fisico e spirituale, di un’orrida malinconia, della fatica dello studio, dell’odio contro la famiglia e Recanati (sentiti come ambienti soffocanti). In età più matura negherà che questa sia  stata l’origine del suo pessimismo, rimandando ad una dimensione filosofica – esistenziale.

 

le dottrine illuministiche  Bisogna ricordare Leopardi si formò nella sua giovinezza sotto 1’influenza delle dottrine illuministiche, ma poi le  sentì ostili alle ansie del cuore (sentimento).

In altre parole il pessimismo non sarebbe sorto in lui se le conclusioni dell’Illuminismo non si fossero scontrate con un animo romantico: Leopardi non si limitava a voler “conoscere la natura e a piegarla alle esigenze dell’uomo, ma  si  chiedeva i perchè” e il ”fine” delle leggi dell’universo,  senza però approdare alla “visione finalistica e provvidenziale” a cui era giunto Manzoni nella fede.

 

Una risposta soddisfacente ai “ perchè ed al senso della vita”  non poteva essere di ordine razionalistico o scientifico: senza risposte Leopardi “ vive l’ansia continua della ricerca “ che è tipica dell’uomo moderno.

La sua era una posizione che non poteva condurre che al mistero: ”1’uomo non sa nulla, non può nulla”: l’uomo è chiuso in una morsa di limiti insuperabili. Ne consegue che la vita appare un cammino faticoso che non ha altro scopo che quello di precipitare nel nulla ( FASE DEL PESSIMISO RADICALE). Questa legge è valida per gli uomini, per gli animali, per gli astri, per tutto l’universo. In questa fase la NATURA  è “MATRIGNA”, materia, irrazionale, cieca ad ogni richiesta dell’uomo :  essa è impegnata solo ad attuare il suo cieco e misterioso ciclo del nascere, del vivere e del morire. ( => OPERETTE MORALI ed in particolare “ DIALOGO DELL’ISLANDESE con la NATURA”) Tra gli esseri viventi poi, il più infelice è 1’uomo, perchè la sua infelicità è soprattutto coscienza, consapevolezza  dell’infelicità stessa e non c’e illusione che riesca a far tacere questa verità.

 

Gli studiosi parlano di tre fasi del pessimismo leopardiano: dapprima personale, poi storico, infine cosmico, ma in verità si tratta di tre momenti non completamente cronologici, ma “ espressioni alterne e  tra loro complementari “ del dolore, nel senso che a volte il Leopardi senti esclusivamente la propria tristezza personale in mezzo ad un mondo di felicità; a volte gli parve che la tristezza fosse di tutti gli uomini; a volte di ogni essere vivente. In sostanza queste sono tre diverse maniere con cui reagisce sentimentalmente, non filosoficamente alle dottrine illuministiche.

 

E’ QUINDI MAI POSSIBILE LA FELICITA’?

 

Per il Leopardi è possibile parlare di felicità solo nei riguardi dei fanciulli e dei giovinetti, prima che in loro insorga la ragione; e, riguardo dei popoli, ha senso parlare di felicità per i popoli antichi che vivevano di fantasia. Felice può essere anche l’adulto / poeta, Leopardi/poeta , quando cioè si abbandona alle sue “illusioni” e  mette da parte il “razionalismo filosofico”.

 

 

Conseguenza diretta di tali meditazioni fu la solitudine del poeta: mancando una fede,  veniva meno 1’azione; perciò il giovane Leopardi rimase sempre ai margini della vita sociale, pur desiderando vivamente di farne parte. Il motivo della sua solitudine, appare ne ”Il passero solitario” come incapacità di vivere con gli altri; ne ”La sera del dì di festa come esclusione dagli affetti; nel ”Canto notturno di un pastore errante nell’Asia” come solitudine del pastore e dell’umanità tutta; e nell’”Infinito” come isolamento “ fantasioso” alla  scoperta dell’infinito dentro di sè ( una sorta di “estasi esistenziale” in chiave naturalistica.

 
Tre sono dunque le fasi/ o gli aspetti del pessimismo leopardiano:

 

I° FASE del   PESSIMISMO STORICO : parte dalla “ delusione storica” degli altri Romantici e come loro è contro l’ottimismo  illuminista della Storia come sviluppo lineare e progressista; in realtà la storia è spesso “ involutiva “ ed il presente ...

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